Le sfrappole del mio caro amico bolognese

in , by I Dolci di Pinella, domenica, febbraio 14, 2010
Sono certa che fosse proprio una domenica pomeriggio, quella di alcuni anni fa. Era una giornata freddissima ma con un bel sole luminoso, proprio come si presenta la giornata di oggi. Il periodo era piu' o meno questo. Lo ricordo benissimo. Eravamo andati a pranzo in un bel ristorante a Bologna, tutti insieme. E che pranzo! Tortellini, lasagne verdi con quel magnifico ragù, lesso sontuoso in carrelli d'acciaio fiammeggiante, crema fritta.
Un pranzo da re e regine.
Certamente non avrei potuto immaginare che in capo a neppure due ore mi sarei ritrovata nella cucina  di una pasticceria, regno indiscusso di uno dei miei amici, di fronte ad uno spettacolo magnifico.

Vassoi e vassoi di impalpabili sfrappole. Cosi leggere da sembrare nuvole, cosi aeree da rassomigliare a batuffoli di cotone.

Il mio amico le rivestii di fragrante zucchero al velo e io iniziai a gustarle, incapace di fermarmi. Per una che ne mangiavo, due ne mettevo un mano. E intanto, mi dicevo "basta, basta" e quel basta non arrivava mai
Ricordo pure che ne ricevetti in dono un vassoio ma  in pratica giunse quasi vuoto a casa, al rientro. Sono certa che in aereoporto restai nella memoria di qualcuno al vedermi seduta, una sfrappola dopo l'altra, immersa nello zucchero vanigliato.....

Rientrata casa le ho subito rifatte. Ma, ogni volta, non mi sembravano mai buone come quelle del mio amico. Adesso, solo dopo tanti tentativi, direi che mi posso ritenere soddisfatta ma...le sfrapppole di Bologna, mamma mia se erano divine!
Ci sarebbe da tornarci solo per questo....

Le sfrappole di Ivo





1 kg di farina 00
8 uova intere
50 g di burro
50 g di zucchero
10 g di sale
Marsala secco
scorza di limone oppure arancia

Impastare bene il tutto fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico. Far riposare la pasta per un’ora sotto un panno. Passare la pasta con la macchinetta fino all’ultimo foro, poi stenderla sul tavolo e stenderla ancora con il mattarello. Cosi mi raccomanda di fare il mio carissimo amico. Certe volte, per fare un po’ svelta io ho ripassato due  volte la sfoglia nell’ultima tacca della macchinetta Imperia. Friggere ( io per i dolci uso un buon olio di semi di arachide ) poche per volta perché cuociono veramente in fretta dato che sono cosi sottili, scolarle e velarle con zucchero al velo vanigliato .

A tale proposito, io raccomando di utilizzare un buon zucchero al velo profumato per giorni con una mezza bacca di vaniglia aperta per il lungo. Io lo metto dentro un barattolo a chiusura ermetica con la bacca e mano mano aggiungo lo zucchero che si consuma.

www.coquinaria.it

in , by I Dolci di Pinella, martedì, febbraio 09, 2010
Domenica 7 febbraio 2010

Tema: Una giornata e un altro poco, ad Arezzo, per il compleanno della Ross

Svolgimento


E’ una bella giornata, oggi, ad Arezzo. C’e’ un freddo pungente e l’aria è cosi tersa. Per fortuna, il sole è sfacciatamente luminoso e quasi caldo e mi riscalda il viso e il capo. Passeggio un po’ lenta  rasentando i binari in attesa del treno che mi farà iniziare il viaggio di ritorno. Verso casa.



treno blog
Una metà del viso la appoggio, poi, sul finestrino.A guardare sfilare la campagna.E  le case.E penso. Penso agli amici che ho appena lasciato, specialmente. Ma stranamente non ho quel magone che mi chiude la gola e mi blocca il respiro facendo fare al cuore un salto silenzioso , come una strana piroetta.
Penso al dono che il tempo mi ha concesso. Penso a quel giorno di dicembre in cui, chissà per quale misterioso impulso...il caso?….la magia?….il destino?….ho bussato timidamente alla porta di Coquinaria. Del tutto inconsapevole e ignara dei tesori che mi si sarebbero spalancati davanti agli occhi.
Il dono piu’ grande tra i doni grandi? Certamente il tempo sereno. Ore, minuti, mezze sere, frammenti di notti, tempo insomma. Ma lieve come una carezza. Mi è stato regalato il tempo della tenerezza. Dei sorrisi. Delle struggenti malinconie. Il piacere della scoperta delle persone. La felicità delle risate. La condivisione dei momenti che la vita ci fa trovare, anche inaspettatamente a volte, di fronte al viso.
Un dolce per Coquinaria?
Certo.
Ci vuole sempre un momento per un dolce. In questo caso, un piccolo dolce.Semplice. Buono. Che sappia di cucina e di casa.Un dolce che ho scelto per la forma. Quando, facendolo respirare, sono capitata in questa foggia che mi ricorda le scarpe degli gnomi, dei folletti. Dei personaggi delle fiabe, insomma. E cosi le ho chiamate, queste meringhe. Che di fiabe e di fantasia non si puo’ proprio farne mai a meno.

Le scarpe degli gnomi, dei folletti e….




500 gr di albumi
1 kg di zucchero semolato
40 di farina 00 +
250 g di zucchero semolato
2 cucchiai di succo di limone ben filtrato

Per la decorazione: 1 busta di glassa al cioccolato


Velare la ciotola e le fruste con mezzo limone . Versare gli albumi e cominciare a montarli a bassa velocità. Unire il succo del limone e continuare la lavorazione finché la montata comincia a prendere volume e si mostrerà spumosa. A questo punto, unire piano lo zucchero in modo che si sciolga bene nel composto. Quando la meringa comincia a presentarsi consistente, aumentare la velocità e lasciare che il composto diventi ben montato, sodo e lucido.
Una volta pronta, mescolare i 250 g di zucchero con la farina setacciata e aggiungere il tutto alla meringa servendosi di una spatola e lavorando il composto dall’alto verso il basso.
Versare la meringa in una sac à poche con il beccuccio liscio e disegnare dei bastoncini di circa 2-3 cm di diametro. Infornare per circa 1-2 h alla temperatura di 100°C con modalità ventilata o, comunque, per il tempo necessario a consentire la cottura uniforme del dolce Lasciar freddare i bastoncini. Scaldare una confezione di glassa al cioccolato, immergere prima un’estremità del bastoncino in modo obliquo e poi l’altra. Lasciar asciugare perfettamente.

Nota: Ci sono piccole scarpe anche per grandi fate.....



Di torte al cioccolato….

in , , , by I Dolci di Pinella, domenica, gennaio 31, 2010
credo non se ne abbia mai abbastanza. Ogni volta, l’ultima, sembra la migliore. Quella che sul quadernino è contrassegnata da “buonissima” con 3 punti esclamativi…Quella che sei certa rifarai al volo, il piu’ in fretta possibile. Quella che non puoi assolutamente dimenticare.


Io credo che molto della bontà di un dolce sia legato al momento in cui lo assapori. Se sei tornata stanchissima dal lavoro, magari inzaccherata da una pioggia insolente che ti ha travolto mentre cercavi la tua piccolissima auto in un immenso parcheggio…ecco, se torni a casa e magari sono  le 6 del pomeriggio, magari sei in caduta libera da zuccheri, puo’ certamente succedere che un cucchiaino di questa torta se li prenda tutti i 3 punti esclamativi…

Certo che pero’ anche la mattina, di fronte ad una doppia tazza di caffé bollente, un trancetto ci sta bene da matti…

E come resistere ad un piccolo bocconcino per sopravvivere ad una mortificante insalata paurosamente scondita e indecorosamente guarnita?

Ti riprometti di rifarla prestissimo nella speranza di riavere quei momenti deliziosi ma, inevitabilmente, perdi la testa per una nuova torta. Sempre al cioccolato. Specialmente, se ha un nome cosi charmante, cosi très chic come questa….

Gateau au chocolat de Colette
(dal Larousse du chocolat-de P.Hermé)





3 uova intere
125 g di zucchero
125 g di burro
150 g di cioccolato al 70%
60 g di latte intero
1 cucchiaino da dessert di caffè solubile
1 cucchiaino di lievito per dolci* ( mia personale aggiunta)
125 g di farina

Accendere il forno a 175°C. Imburrare ed infarinare uno stampo rotondo da 22 cm di diametro. Setacciare ripetutamente la farina con il lievito. Separare i tuorli dagli albumi e montarli a spuma con lo zucchero fino ad ottenere un composto soffice e chiaro. Aggiungere, volendo, un cucchiaio d’acqua all’impasto per agevolare la lavorazione. Montare a neve ferma gli albumi. Far fondere il cioccolato e aggiungerlo al latte tiepido. Tagliare il burro in piccoli pezzi, intiepidirlo leggermente in modo da renderlo cremoso e mescolarlo con il cioccolato . Completare con il caffè solubile e i tuorli montati mescolando molto bene per avere un impasto morbido e cremoso. Aggiungere la farina e i bianchi montati lavorando con grande delicatezza.
Versare l’impasto nella teglia e infornare per circa 40-45 minuti oppure finché il composto risulta morbido ma ben cotto.

Ganache al cioccolato
(di C.Felder)

200 g di panna calda
1 cucchiaio di zucchero
250 g di cioccolato fondente al 60%
40 g di burro
Un bicchierino di Grand Marnier

Mettere lo zucchero nella panna e portare ad ebollizione. Far fondere il cioccolato e aggiungere la panna lavorando con una spatola in gomma con movimenti circolari. Aggiungere il burro a piccoli pezzi e il liquore. Far freddare e montare delicatamente con le fruste.

Composizione

Tagliare in due dischi la torta. Velare l’interno con un velo di marmellata d’arancia e uno strato sottile di ganache al cioccolato. Ricoprire con il disco di torta e decorare tutto il dolce con la ganache al cioccolato. Completare con alcuni spicchi di arancia candita.

Oh, mamma. Che ritardo.

in , by I Dolci di Pinella, mercoledì, gennaio 27, 2010
Che ritardo. Che ritardo.
I giorni passano veloci, come folate di vento gelido. Non si riesce a spalancare gli occhi e buttarsi d'impeto e di stanchezza nelle mattine piu' livide del piombo che  è già inevitabilmente sera.
Tutto quello che c'è in mezzo è solo vita.
E durante le ore , da sgranare come  fossero chicchi di un rosario, passano alla mente i sogni, i desideri. Passano le incertezze.Scorrono le malinconie. I rimpianti. Attraversano la mente i  ricordi di cio' che sarebbe  potuto essere. E non è stato.
Passa la vita, in fondo. Passano ma non scompaiono gli ammonimenti di....quelli che un giorno sei certa guarderai ancora negli occhi con tutta l'intensità del passato nella speranza di non aver deluso. Di non aver tradito negli insegnamenti.
Ah! Le speranze, le speranze.I sogni andati. I sogni vagheggiati, rincorsi come i carri dei buoi, da piccola.Con foga. Entusiasmo. A perdifiato. Senza guardare in basso, verso i piedi che volano come fossero ali. A capofitto e gli occhi verso il cielo.Lungo  strade fitte di ciottoli lisci e levigati come lacrime.
Non ci fossero i sogni. Non ci fosse il cuore. Non ci fosse questa volontà caparbia e insopprimibile di fantasticare.Di sognare. In fondo, solo  di sognare.

E una crema,  una semplice crema, quanti, quanti, quanti ricordi è capace di far rifiorire?
Ricordi da alzarsi la mattina , in grado di far brillare il piombo cupo e livido del cielo.

Crema pasticciera
(da una ricetta di Bruna Cipriani)




1 litro di latte intero *
12 tuorli
240 g di zucchero semolato
60 g di amido di mais
Scorza di 2 limoni biologici

Far scaldare il latte senza che sia raggiunto il bollore. Aggiungere la metà dello zucchero e le scorze dei limoni lasciando in infusione per non meno di 30 minuti. Amalgamare i tuorli con la seconda metà dello zucchero senza montare il composto ed incorporare aria. Setacciare l’amido, aggiungerlo alla crema e amalgamare. Versare la metà del latte tiepido nel composto, rimescolare adeguatamente e versare il tutto nel latte restante. Portare la crema sul fornello e cuocere fino alla temperatura di 82°C.A questo punto, setacciare la crema e far raffreddare su un bagno di ghiaccio .


Nota: Per una crema piu' corposa, la quantità di latte puo' essere modificata in 700 g di latte intero e 300 g di panna fresca al 35% non zuccherata.
La crema puo' essere profumata, oltre con scorza di limone, con la scorza di arance biologiche. Con mezza bacca di vaniglia, ma in questo caso consiglio di raschiare l'interno della bacca e di aggiungerlo al composto di tuorli e zucchero. Vi prego! non buttate la bacca utilizzata. Conservatela per un uso successivo oppure inseritela nel barattolo dello zucchero al velo oppure....perchè non passarla al mixer con dello zucchero semolato in modo da ottenere un profumatissimo aroma per i vostri dolci?
COPYRIGHT © I Dolci di Pinella · THEME BY WATDESIGNEXPRESS