Volate in un soffio le vacanze pasquali e manco a dirsi anche quest'anno niente traccia di colombe e lievitati dolci.
Anche con un bel lievito madre vispo come un fringuello.
Anche con un pacco di bella farina di quella giusta e adatta allo scopo.
Niente da fare.
Non mi riesce ma siccome "maidiremai" non appendo la volontà al chiodo.
Chissà.
Intanto, tiro fuori farina e cacao. Burro e uova. Non c'entra nulla con la Pasqua ma in casa mia qualcuno reclama il solito cake al cioccolato per la sua festa......
Gli ho dato un vestito differente. Non ricordo neppure dove l'ho visto ....so solo che mi sono innamorata di questa decorazione e allora .......
Il cake merita.
Non solo perchè e' di Pierre Hermè. E già sarebbe buono a prescindere.
E' buono per quel sapore di nocciola...per quel glaçage sempre di nocciole croccantine che si sposa cosi bene con il cioccolato....
Che lievità preparare un cake....che bellezza incartarlo e regalarlo....
Non chiedetemi il motivo per cui io, quest'anno, abbia sentito il desiderio irresistibile di preparare una Pastiera....
Non che ci avessi pensato prima. Non mi aveva colpito nulla di particolare ...almeno che io potessi ricondurre a questa cosi chiara decisione di andare a comprare ricotta e grano e cercare arance e canditi. Di quelli buoni, intendo.
Non avevo l'aroma giusto. Ma in dispensa avevo ancora un paio di arance regalata dalla mia amica Emiliana e una confezione di scorze che avevo preso da Mauro Morandin sperando di usarle per il Panettone.
Quando ancora mi illudevo di riuscirci a farlo, il Panettone.
Avevo tutto pronto. E neppure una stanchezza irreale mi ha impedito ieri sera di tirar fuori la frolla dal frigo e combinarla con le creme.
Ho fatto questa Pastiera impastando tutto il mio cuore e tutti i sentimenti dentro. Anche quelli che gocciolavano stanchi dalla testa, arrendevoli e soavi come fossero tramortiti e incapaci di opporsi al mio volere.
Non lo so il motivo. So solo che quest'anno, io ,questa Pastiera la volevo proprio fare.
E quando il profumo ha inondato la casa, incapace di passare attraverso i muri e varcare le porte e le finestre, saturando l'ambiente e permeando tutto intorno di dolcezza e fragranza ,ho solo sentito che nessun altro dolce poteva essere il nostro dolce di Pasqua.
E' con profonda emozione che poco fa, scorrendo il mio blog, ho visto che la stessa Pastiera l'avevo fatta il 22 marzo del 2008. Era un sabato.....e da lì a pochi giorni io non sarei più stata la stessa.
Non chiedetemi perché quest'anno sia invasa da una incontenibile voglia di preparare uova di Pasqua....
Sempre avuta la passione delle uova di cioccolato. Fin da piccola.
Mio zio arrivava in paese il lunedi dell'Angelo...a bordo di una Giulietta rosso lacca .....mia zia a fianco, con gli occhiali a lunetta anni '50 e i capelli ricci raccolti in un foulard di seta morbida. Stavo ad aspettarli di primissima mattina, sul limitare della piazza di fronte a casa che si versava su una viuzza lastricata di pietre lucide, a serpentina. " Ma guarda che prendi freddo....vieni dentro....tanto se arrivano senti il clacson..." suggeriva mia madre...
Ma non sentivo ragione. Ferma, un pò dritta su un piede, un pò sull'altro , a simulare una danza anti-freddo , stavo lì. Cosi, potevo vedere i fari brillanti di acciaio e vetro sbucare dall'angolo della discesa ....e già saltavo e mi sbracciavo e ridevo e mi entusiasmavo.
Che, poi, non erano classiche uova. Erano campane. Campane di spesso cioccolato rivestite di carta oro frusciante e sottile che sulla sommità reggevano dei grossi fiocchi di raso rosso.
Crescendo, non le ho più ritrovate. Le ho istintivamente cercate in ogni vetrina ma non le ho mai più riavute.
Ed ora, eccomi qui.
Forse a cercare di riprovare quel batticuore. Quella felicità. Quel senso di attesa tipo "Sabato del villaggio"....come a immaginare una festa e un momento di infantile gioia e lievità.
E queste uova...queste piccole uova...lo sono. Sono quello che volevo risentire negli occhi dopo tanto tempo.
Aspettando la Pasqua sulla sommità della piazza di fronte a casa....
Non ho difficoltà a chiedere scusa se ho proprio toppato in qualcosa.
Possono essere scuse importanti. E allora non sono rimandabili neppure di un secondo. Altre, sono più leggere, più lievi e delicate e chi le riceve quasi sempre esplode in un sorriso.
Sono certa che stavolta le labbra di Denis Dianin si sono allargate in un riso-sorriso come solo lui sa fare.....
Subito dopo Sweety of Milano gli avevo scritto...." Denis, mandami subito la ricetta del dolce che hai preparato...lo voglio assolutamente provare e....." E lui, ci ha messo 10 minuti ad esaudire il mio desiderio. Solo che io ci ho messo 6 mesi a rifarla....... Ma ce l'ho fatta. Complice uno stampo di Silikomart che proprio mi ispirava, ho pensato di riconvertire la tarte in un entremet...per dirla alla francese....La tarte di Denis con la base di frolla e il cuore di cremoso al caramello su cui poggia un disco di cremoso al mango ha preso un abito diverso ma la bontà e' rimasta la stessa. O, almeno spero...
Questo dolce cosi solare e luminoso ha spazzato via la giornata di vento e pioggia e ha unito un gruppo di amici che si sono divertiti a staccare piccole fette e a gustarsele in dolce allegria... Grazie Denis! Quante volte ti devo ringraziare per la tua generosità?
Mi direte che i giorni volano, ormai, da tanto tempo.... E che questa osservazione può risultare scontata....
Ma ripensando ai giorni appena trascorsi, ho come la curiosa sensazione che gli eventi siano avvolti già dalla patina che rivestono i ricordi di tanto tempo fa.
L'alba inizia ed è già sera.
Nel mezzo, la vita. Le pause. I ricordi. I dubbi e le incertezze. Gli affanni e i dolori.
E le risate. E i sorrisi.
C'è solo il tempo strappato alla fretta per guardarsi intorno alle spalle e controllare che la strada sia quella che vogliamo sia percorsa.
In questa mattina di pioggia e di umido e di pallidissimo sole , vi voglio raccontare di questi giandujotti nati per stare una sera in casa, con due amici. Ad impegnarci in un temperaggio avvolgente e profumato. A scrostare morbido fondente da tavolo e spatole. A sciogliere e spatolare e affidare ai movimenti la capacità di liberarci da angustie e battiti convulsi del cuore.
La gioia spontanea di vedere i giandujotti staccarsi dallo stampo ci ha riportato ai giochi dell'infanzia e all'entusiasmo di un passato da ricordare.
E il domani lo si attende già con una sorta di lievità in più....