Mia madre sapeva fare solo due dolci: la torta di ricotta e le frappe di Carnevale...
Quando arrivava il Carnevale, tirava fuori il mezzo kg di farina che conservava in un piccolo pensile ad angolo e noi aspettavamo felici.
Lei era serena, si vedeva che le piaceva proprio farle e quando cominciava a friggere le prime non ci stava nella pelle a vedere tutte quelle bolle....
Io facevo l'impossibile per esserci mentre lavorava. Non tanto per la lavorazione ma perché mi piaceva vederla felice. Mi dava un senso di serena armonia e speravo sempre che i preparativi durassero più a lungo possibile....
Alla fine...tra un tripudio di frappe cotte, spolverate di zucchero e assaggiate....andava a finire che facesse i pacchetti. Le mie le metteva in una teglia in alluminio rettangolare avvolta in carta bianca invitandomi a mangiarle subito appena tornata a casa che poi magari chissà che poteva succedere ....
Non le mangiavo subito. Magari imbastivo una piccola cena da consumare in fretta che poi mi attendevano quei pochi minuti in cui...una dopo l'altra....le frappe sarebbero state gustate con una tale felicità...
Alla fine, il vassoio vuoto davanti gli occhi, non restava altro che afferrare tra le dita quei minuti frammenti di pasta fritta inondati di zucchero e portarseli alle labbra....certa che anche lei .....ne ero assolutamente certa!....in quel preciso momento stava facendo altrettanto...
Queste sono per me le frappe...e poco importa che il nome cambi...meraviglie, chiacchiere, crostoli, cenci.....o sfrappole come queste meraviglie del Maestro Gino Fabbri!....queste per me sono le frappe del mio cuore....
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